Il documento/appello intitolato “LA PREVENZIONE SISMICA: UNA SCONFITTA CULTURALE, UN IMPEGNO INDEROGABILE” è stato predisposto all’inizio del 2019 e pubblicato da febbraio su alcuni siti istituzionali di associazioni e riviste on line di settore. Il documento é stato anche inviato ad alcuni “addetti ai lavori” – non solo del campo scientifico – con un apprezzabile riscontro testimoniato dal numero e soprattutto dalla qualità delle adesioni.

Ciò ha indotto i proponenti a rendere noto l’Appello, con la necessaria deferenza, al Presidente della Repubblica che ha voluto informare, con una nota del Quirinale, dell’intenzione di inviarlo al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Ambiente, al Capo Dipartimento della Protezione Civile, le cui eventuali relative considerazioni non sono tuttavia ancora no

I contenuti

Il documento rappresenta una preoccupata riflessione sulle condizioni di rischio alle quali il Paese è in larga parte esposto a causa del naturale riproporsi di eventi sismici distruttivi, con dimensioni dell’impatto che denotano un insufficiente livello di prevenzione. Tale situazione induce ad alcune considerazioni sull’inaccettabile distanza esistente tra il livello di conoscenza del fenomeno e dei suoi effetti -dal punto di vista geologico, sismologico e ingegneristico- e quanto dei traguardi scientifici si riesce a trasferire in concreta azione di prevenzione. A ciò si aggiunge un ulteriore evidentissimo squilibrio tra quanto si spende per onerosissime ricostruzioni post terremoto a fronte delle episodiche e modestissime quantità di risorse investite in un’azione di prevenzione sistematicamente determinata solo “il giorno dopo”.

Gli eventi sismici in Centro Italia del 2016-17, ma anche l’amarissima esperienza vissuta a L’Aquila nel 2009 nei termini di prevenzione mancata e di ricostruzione, avrebbero dovuto condurre a una complessiva riconsiderazione del problema. Seicento cinquanta vittime, dall’inizio di questo nuovo secolo e circa 70 miliardi la stima dei costi dei cinque terremoti di magnitudo attorno a 6, accaduti in questo breve periodo: questi fatti hanno indotto i governi che si sono succeduti, ad assumere un’iniziativa ambiziosa già nel titolo esplicito di “Casa sicura” attraverso lo strumento definito “sismabonus”.

Il documento/appello denuncia in modo chiaro l’insufficienza di tale strumento fiscale-ministrativo rispetto all’enorme problema a cui vorrebbe dare soluzione. Inoltre delinea l’estrema semplificazione operata dall’iniziativa a fronte della complessità del “problema sismico” del Paese, dovuto ai caratteri storici, economici, culturali e a scelte istituzionali anche recenti. In evidenza anche alcuni “effetti collaterali”, per nulla trascurabili, che possono incidere su principi primari, come l’equità e la solidarietà rispetto alla protezione delle popolazioni che vivono in aree ad alto rischio.

Il Sisma Bonus

Ma in definitiva, la stigmatizzazione più netta proposta nel documento/appello riguarda l’inesistenza di una visione strategica di quanto disposto, ossia la rinuncia a definire delle priorità d’intervento. Il “sismabonus” tratta l’intero territorio nazionale come un insieme omogeneo, all’interno del quale tutti i “cittadini virtuosi” hanno identiche possibilità di accedere al contributo indiscriminatamente messo a disposizione dallo Stato per proteggersi. Così “anche chi non vive in aree ad alto rischio” potrà ottenere risorse per la propria casa (prima, seconda o anche parte di un più vasto patrimonio immobiliare, per un numero illimitato di unità abitative, per esempio). Inevitabilmente si sottrae la disponibilità economica pubblica a chi invece si trova in drammatiche condizioni di rischio per la propria vita, ovvero in aree dove la pericolosità è alta e la vulnerabilità del contesto, oltre che del singolo edificio, è notoria ed elevatissima.

Per questo e per molte altre ragioni i promotori del documento-appello e i suoi firmatari sono critici verso il “sismabonus” . Tali opinioni non hanno raccolto obiezioni significative in merito alle valutazioni espresse e questo, ovviamente, incoraggia a proseguire questa battaglia di civiltà.

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